Fonte: Il Manifesto - 01/10/2005
Heineken vende il birrificio bellunese - Ottanta lavoratori esposti a un destino incerto
La sirena del birrificio di Pedavena per più di un secolo ha scandito il tempo del piccolo paese in provincia di Belluno. Ieri i birrai l'hanno fatta suonare a ora insolita, le quattro del pomeriggio. Hanno chiamato a raccolta i compaesani per alzare il bicchiere. «Un saluto», dice Davide De Martini, delegato della Flai Cgil. Commosso e venato di tristezza, certo, ma con un filo di speranza: che la sirena torni presto a suonare. Il birrificio di Pedavena, fondato nel 1897 dai fratelli Luciani, passato negli anni Sessanta al gruppo Dreher, rilevato nel 1974 da Heineken, ieri ha chiuso i battenti. Li riaprirà se il 12 ottobre, all'incontro fissato a Roma al ministero del lavoro, si materializzerà un compratore affidabile. Si è fatta avanti la svedese Kopparberg, che produce birra e sidro. Sarebbe interessata all'acquisto una cordata di imprenditori nordestini. Aver convinto Heineken a vendere il sito di Pedavena a qualcuno che continuerà a produrre birra, cioè a un potenziale concorrente, è già una mezza vittoria. Il piano originario della multinazionale olandese prevedeva, infatti, la chiusura secca, fissata per lo scorso dicembre, e il benservito per gli ottanta dipendenti Pedavena. Come contorno, una bella speculazione immobiliare sull'area verde e sul bar-ristoro annessi al birrificio.
Una grande e affettuosa mobilitazione del territorio attorno al birrificio di Pedavena ha costretto Heineken a rivedere, almeno parzialmente, i suoi piani. Consigli comunali, sindaci, provincia, regione, privati cittadini, bellunesi di nascita emigrati a quattro angoli del mondo, si sono battuti come un sol uomo per difendere, oltre che i posti di lavoro, la «loro» birra, un'arte tradizionale e il parco di Pedavena, luogo di tanti pic nic e di tante bevute. Con lo slogan «La storia deve continuare!» hanno manifestato, una volta anche a Milano sotto l'Assolombarda, sottoscritto petizioni (26 mila firme su internet, 15 mila su carta), votato ordini del giorno. Per tenere la birra a Pedavena è stata costituita persino un'associazione ad hoc. Il pressing incrociato di sindacati e comunità ha costretto Heineken a mettere nero su bianco l'impegno a vendere «privilegiando soluzioni con vocazioni industriali e in particolar modo birraie».
«Comunque vada a finire, non ci siamo arresi», sintetizza De Martini. Ottanta posti di lavoro per un gigante come Heineken sono un bruscolino. In provincia di Belluno, già toccata da chiusure e delocalizzazioni (la fuga in Cina dell'Occhialeria Safilo è stato il colpo più duro), pesano. Con 110 milioni di ettolitri l'anno, 115 birrerie dislocate in 65 paesi, Heineken è la quarta produttrice a livello mondiale. La prima in Italia, con 6 milioni di ettolitri/anno, il 34% della birra prodotta nel nostro paese.
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