Fonte: Corriere delle Alpi - 19/03/2005
Un ritorno a casa vorrebbe essere sempre allegro, sereno, tranquillo, un momento per rivedere i vecchi amici ed i luoghi dove si è cresciuti, per ricordare. Ma solo ai ricordi si è potuto fermare, questa volta, Piergiorgio Luciani, nella sua fugace visita allo stabilimento birrario pedavenese. Non c’è posto per l’allegria, per la tranquillità in questi giorni che non sanno raccontare di un futuro certo ai cento dipendenti della fabbrica che fu fondata nel 1897 dai nonni di Piergiorgio, Luigi, Giovanni e Sante Luciani, e che oggi Heineken Italia vuole chiudere, inseguendo quelle "leggi" del mercato che non lasciano spazio a nulla di diverso dai numeri. I ricordi, però, quelli ci sono tutti, quasi fossero eventi di ieri e non distanti ormai trent’anni. Era il 1974 quando la famiglia Luciani, schiacciata dai debiti, fu costretta a vendere le proprietà alla multinazionale olandese che già da un decennio aveva una quota minoritaria in società. Fu proprio Piergiorgio Luciani a svolgere il ruolo di "mediatore", salvando tutto il personale ed al tempo stesso evitando il fallimento, distante solo un passo, con 21 banche creditrici, racconta Piergiorgio, fermo davanti ai cancelli della "sua" fabbrica.
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