Notizia del 01/04/2008
Una firma senza sorrisi. Non c'è brindisi in coda all'accordo che chiude la vertenza sugli esuberi in Birreria Pedavena.
A Palazzo Piloni, sede della Provincia, i sindacati e la Castello ratificano un'intesa faticosamente raggiunta e subito dopo si rimettono al lavoro. Il destino dei diciassette operai che non rientreranno nello stabilimento è ancora in parte da scrivere. E con la Regione si discute del loro reinserimento lavorativo, perché avvenga quanto prima.
La parte burocratica è poco più di una formalità: il solito passaggio di fogli sul tavolo, due giri di penna e l'accordo è siglato. Dei venti operai rimasti fuori al momento del rilancio della Birreria, tre torneranno al lavoro a tempo pieno, altri due probabilmente sfrutteranno la porta girevole del part time per restare nell'orbita della produzione. Ma c'è da decidere il futuro degli altri quindici: pensione anticipata o reinserimento lavorativo o mobilità prolungata. Una partita ancora aperta, con i sindacati e l'azienda impegnati in queste ore nella difficile scelta di chi resta e chi va, e a quali condizioni e con quali difficoltà.
L'intesa ratificata ieri in Provincia è quella illustrata ai lavoratori il 17 marzo. La novità del giorno è la presenza della Regione al tavolo. La dirigente dell'ufficio orientamento Daniela Masciavè annuncia per fine maggio un decreto sul reinserimento lavorativo e promette ai lavoratori "tagliati" un voucher formativo individuale, ossia una sorta di assegno (valore circa 1500 euro) da spendere per partecipare a corsi di formazione per il reinserimento.
La partita - altra novità - sarà seguita dall'ufficio del lavoro di Feltre e questa notizia piace molto ai sindacati che avevano sempre indicato in una struttura pubblica, in questo caso provinciale, il miglior gestore per il dopo licenziamenti.
Le sorti dell'azienda e dei lavoratori ora si muovono su binari divergenti. Da una parte la Castello sarà presto chiamata dai sindacati a presentare un piano industriale completo. C'è bisogno di chiarezza sugli investimenti, sia per l'ammodernamento dell'impianto sia per la parte conimerciale, ha ribadito ieri Roberto Montagner della Flai Cgil. Dall'altro lato gli operai tratteranno, uno per uno e con l'assistenza dei sindacati, la loro uscita (o l'eventuale reintegro) con l'azienda. Decisioni in base ai criteri fissati dalla legge, precedenza a chi ha anzianità di servizio, carichi familiari o mansioni tecnico produttive più necessarie. Per gli altri si discuterà di buonuscita ma la possibilità che qualcuno impugni il licenziamento non è esclusa.
Noi cerchiamo di costruire percorsi di volontarietà», dicono i sindacati. Si comincia dal blocco dei licenziamenti, più formale che altro. Poi si esamina un caso per volta, per capire qual è la soluzione meno dolorosa. Sono persone, non numeri. Questa fase è traumatica per tutti», racconta Montagner.
L'azienda, collaborativa fin dall'inizio, fa la sua parte. Non ci sarà un lieto fine, forse però si limiteranno i danni
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