Notizia del 18/03/2008
[Corriere delle Alpi]
Il voto favorevole di una larga maggioranza degli operai (oltre cinquanta sì, tre astensioni e due no) spiana la strada all'accordo tra Castello e sindacati sugli esuberi in Birreria. Dopo due anni di incertezze si avvia così a conclusione la lunga e sofferta vertenza sul destino dei dipendenti rimasti fuori dallo stabilimento dopo la chiusura decisa dalla Heineken e il rilancio sotto il segno della núova proprietà. Ma a Pedavena non è un giorno di festa.
Riduzione del numero di esuberi. Impegno da parte dell'azienda a mantenere la mission originaria. Buonuscita per chi lascia. Riconoscimento di tutte le spettanze. Sono questi i capisaldi del'accordo votato ieri dall'assemblea dei dipendenti. Il miglior accordo possibile, a detta di tutti. Forse anche l'unico, a questo punto, visto che fino all'ultimo la Castello ha condotto una trattativa di posizione, concedendo pochissimo. E che gli operai ieri l'hanno sì approvato, ma non senza qualche mal di pancia. Insomma si è lavorato sul filo, a pochi centimetri da una rottura che giovedì è stata vicina.
I punti dell'intesa. Al primo posto c'è l'impegno della Castello a mantenere, nel piano industriale, la vocazione dello stabilimento fondato dai Luciani. Al secondo c'è la questione degli esuberi: da venti diventano diciassette, con una riduzione a quindici se come sembra possibile saranno accettati due part time. I dipendenti che restano saranno scelti con criteri che si basano su anzianità di servizio, carichi familiiari ed esi genze tecnico produttive. Per chi si avvicina alla pensione saranno studiati percorsi agevolati, con il possibile prolungamento della mobilità fino ad un anno. La buonuscita per chi lascia l'azienda è stata fissata a 10 mila euro (7 mila offriva l'azienda, 15 mila chiedevano i sindacati) ma la cifra è indicativa e non si escludono ritocchi al rialzo.
Gli operai che dal 3 aprile andranno in mobilità riceveranno entro tre mesi tutte le spettanze, comprensive di tfr, ratei e mancato preavviso. Un altro capitolo dell'accordo riguarda invece i percorsi di reinserimento lavorativo che la Provincia si era impegnata a promuovere due anni fa e che invece sono rimasti solo sulla carta. Il tema sarà affrontato al tavolo provinciale nel giorno della firma dell'accordo, giovedì o il 31 marzo.
Un passo avanti. Due anni fa gli esuberi erano venti, la fabbrica si riaccendeva tra mille incognite e la ripresa produttiva con quaranta dipendenti sembrava già qualcosa di miracoloso. Da questa prospettiva, secondo i sindacati, va giudicato un accordo che "recupera" altri dipendenti, consente alla Castello di consolidarsi e lascia intatte le speranze di crescita.
Un passo indietro.. La delusione che ieri si respirava nello stabilimento è invece legata alle speranze deluse. 1 dipendenti non hanno mai nascosto di aspettarsi una crescita più rapida dell'azienda Conoscendo le potenzialità dello stabilimento e del marchio confidavano in un'ulteriore riduzione degli esuberi.
I commenti. La situazione era complessa e l'accordo è davvero il migliore possibile, dice Roberto Montagner della Flai Cgil. Il sì dell'assemblea dimostra che gli operai hanno capito. Ora pensiamo al futuro di chi resta fuori e dell'azienda. Servono investimenti su tecnologie e formazione perché lo stabilimento resti competitivo. Soddisfatto anche Onofrio Rota della Fai Cisl: Non guardiamo solo ai posti tagliati ma anche a quelli mantenuti e ad un'azienda che può crescere ancora, consolidando il suo budget e sfruttando le sue grandi potenzialità. La situazione è difficile, lo sappiamo, ma ci sono segnali che inducono all'ottimismo. ora però la Provincia deve rispettare gli impegni presi due anni fa e avviare percorsi di reinserimento per chi resta fuori.
Non fare un accordo avrebbe significato lasciare carta bianca all'azienda, conclude Edi Marcabrun, delle rsu. C'è soddisfazione ma anche tristezza, speravamo che i numeri ci consentissero di ottenere qualcosa di più.
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