Notizia del 01/03/2008
[Corriere delle Alpi]
Non c'è accordo fra sindacati e Castello sul futuro dei venti operai in esubero e che dal 3 gennaio sono in mobilità. Anche il terzo round, ieri mattina, si è concluso con un nulla di fatto. Restano nette le divergenze sugli indennizzi per i prepensionamenti e sul le forme di flessibilità, ovvero sulle due strade individuate dai sindacati per costruire una via d'uscita morbida alla mobilità. In sospeso anche il chiarimento sul piano industriale.
La trattativa, dopo il mancato accordo di ieri, proseguirà Belluno al tavolo che sarà Convocato dall'ufficio provinciale del lavoro. I tempi però sono sempre più stretti: la mobilità scade il 3 aprile e la fase delle schermaglie tattiche può considerarsi esaurita.
Due proposto più una. Incentivi ai prepensionamenti per gli operai più vicini al traguardo di fine carriera. Flessibilità, con assunzioni legate alla stagionalità o part time, per gli altri. Alle due proposte fatte dai sindacati nell'incontro del 6 febbraio, ieri se n'è aggiunta una terza: tenere aperta la mobilità per un anno, come consentito dalla legge, e impiegare,questo periodo per un affiancamento che consenta alle figure chiave dello stabilimento più vicine alla pensione di trasmettere ai più giovani le nozioni che sono considerate fondamentali per salvaguardare una produzione di qualità. La mobilità prolungata si trasformerebbe così in un affiancamento formativo che potrebbe, ornare utile agli operai tanto quanto all'azienda.
La risposta. La Castello non si sbilancia. Non ha mai chiuso le porte alle proposte dei sindacati ma per ora non ha dato incoraggianti segali di disponibilità ad accogliere le richieste. Sugli indennizzi ai prepensionamenti, che riguarderebbero una decina di operai, la distanza resta notevole: i sindacati chiedono quindici mila euro, l'azienda ne offre otto. Sulla flessibilità, che riguarderebbe altri cinque operai, la trattativa si è bloccata in partenza. Al conto mancherebbero altri cinque operai. Perché i sindacati insistono sulla riduzione dei venti esuberi. Oggi lo stabilimento funziona con quarantacinque dipendenti, sottolinea Roberto Montagner della Flai Cgil, ma tre di questi sono addetti commerciali quindi il numero dì operai scende, a 42. Siamo, convinti che non sia possibile aumentare la produzione, come previsto dall'azienda senza qualche dipendente in più Per questo insistiamo sul riassorbimento di altri quattro o cinque dipendenti che ora sono in CIGS.
Quali prospettive? Neppure sul futuro dello stabilimento, ossia sul mantenimento della sua mission originaria, i sindacati ritengono di aver ottenuto, rassicurazioni sufficienti. La Castello non ci ha ancora mostrato il piano industriale aggiunge Montagner noi riteniamo che debbano esserci date maggiori garanzie sulla conferma della fisionomia industriale della fabbrica e sulla volontà di crescita manifestata finora a parole.
Ottimismo Nonostante le divergenze, quella in corso è comunque una trattativa corretta, trasparente fin qui condotta con grande disponibilità da entrambe le parti. I sindacati per primi lo riconoscono: Si riparte dai segnali incoraggianti che abbiamo avuto. Abbiamo sempre detto e ribadiamo che vogliamo evitare i bagni di sangue a danno degli operai e che un accordo, se ci sarà, dovrà soddisfare tutti. Siamo sempre convinti che si possa arrivare a questo traguardo ma crediamo che l'azienda debba fare un passo in avanti fin dal prossimo incontro. Giovedì i sindacati incontreranno gli operai per illustrare l'esito dell'incontro di ieri per ribadire la volontà di concludere 1con una soluzione non traumatica e per avere un mandato pieno in vista della ripresa delle trattative.
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