Notizia del 05/10/2007
[fonte: Gazzetta del Sud]
Sono le 15 quando nel salone riunioni i lavoratori si lasciano andare ad un applauso spontaneo, dopo mesi di incertezze e un susseguirsi di trattative. Da ieri è iniziato un nuovo corso per lo storico stabilimento della Birra Messina, con il ritorno della famiglia Faranda e di una gestione tutta messinese.
I fatti adesso sono ufficiali, l'accordo di vendita Heineken Faranda è stato raggiunto, è questo l'annuncio dato dagli esponenti della Rappresentanza sindacale unitaria agli oltre cinquanta dipendenti che dallo scorso 10 gennaio erano in bilico per il prospettato trasferimento di tutte le attività messinesi al sito pugliese su cui la multinazionale ha deciso di concentrare gli investimenti e dove nel 1999 è stata dirottata la produzione della birra. Il primo momento di festa è stato proprio l'assemblea convocata dopo il confronto in sede azien¬dale tra gli esponenti sindacali, l'imprenditore Francesco Faranda e l'amministratore delegato di Heineken Italia Peter Heflbron.
In un pomeriggio di sole si sono sciolte le preoccupazioni per un futuro occupazionale che sembrava incerto. Unica nota dolente: il marchio Birra Messina rimane all'Heineken che continuerà a produrre la birra a Massafra. Nella fabbrica cittadina, invece, ci sarà spazio per altre attività di confezionamento e nei prossimi anni anche di produzione e imbottigliamento di bibite con il marchio Trinacria.
Un marchio che tornerà a vivere proprio dove è nato, nel lontano 1923 sempre per volontà di un Faranda. Anni di prestigio, che hanno legato il nome di Messina ad un'importante azienda, tornati alla mente proprio quando dal cancello d'ingresso è stato rimosso lo striscione messo all'indomani di quella fredda giornata di gennaio, con un messaggio ben preciso: «no alla chiusura". Un rischio che appunto adesso è stato cancellato, grazie all'impegno della famiglia Faranda che presentando un piano industriale all'Heineken è riuscita ad ottenere la cessione dello stabilimento che sarà definita del tutto entro la fine dell'anno. Ma non solo: soprattutto a salvare posti di lavoro dietro cui c'è una certa professionalità, riconosciuta dallo stesso massimo esponente del colosso della birra, Heilbron che prima di lasciare lo Stretto ha voluto sottolineare proprio le qualità di questa realtà produttiva.
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